domenica 12 maggio 2013

Van Ghogh Museum = sagra della porchetta

Dopo quaranta minuti di fila, mentre pensi:
- Ne vale la pena, dai, stai aspettando per visitare il "Van Ghogh Museum".-
 Appena superato l'ingresso, ti rendi conto di essere alla sagra della porchetta:
cocktail bar in bella vista, musica "a palla" e il delirio di gente.
Ok, non diperiamo e iniziamo il percorso della mostra.
L'esposizione si sviluppa su tre/quattro piani, non ne sono piu` sicura perche` tutto quel marasma mi ha confuso. Il percorso espositivo e` suddiviso seguendo le fasi pittoriche dell'artista, con validi collegamenti a pittori dell'epoca che lo hanno influenzato. Molto interessanti i supporti multimediali utilizzati per arricchire e rendere piu` appetibile e comprensibile la mostra.
Adesso passiamo ai contro, che hanno scatenato la mia polemica:
malposizionamento delle luci, con annessi riflessi sui quadri sia con vetro che senza, una cosa che mi ha sempre urtato i nervi ogni volta che ho visitato mostre al "Complesso del Vittoriano" di Roma e che, siceramente, in una mostra permanente di un artista, nel suo paese e nel museo a lui dedicato, e` improponibile; cercare di  spostarsi a destra e a sinistra per ammirare un dipinto senza il riflesso del faretto e` snervante. Segue la pletora di gente accalcata davanti ogni opera che alze il braccio, all'estremita` del quale regge uno smart phone per fotografare ogni singolo pezzo,  aggiungi una coppia di giapponesi attempati che fotografa anche ogni didascalia ed avrai il quadro completo della difficolta` di fruibilita` dell'espozione. Ma la cosa che piu` mi ha infastidito e` stata la musica a tutto volume e la gente che strillava, cavolo, siamo in un museo o alla sagra della porchetta?
Per me il museo e` come un tempio nel quale entrare in punta di piedi e  parlare sottovoce per non disturbare gli altri visitatori che vogliono godere dell'arte che si respirare all'interno di qull'edificio; a quanto pare in questo luogo non e` cosi`. Delusione enorme.



   

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